Così come per altre categorie di materie prime, anche il mercato internazionale del caffè sta attraversando un 2021 turbolento, contraddistinto da quotazioni in forze rialzo e difficoltà di natura logistica. Una condizione aggravata dalle difficoltà che stanno attraversando i produttori vietnamiti, primi al mondo per output di varietà “robusta” e secondi esportatori globali.

A fronte di un raccolto «soddisfacente, le criticità sono molto serie e strettamente legate alla logistica – afferma Paolo Uberti, presidente di Unionalimentari Confapi Brescia -. In Vietnam, infatti, permane l’indisponibilità di container». Una condizione non certo nuova, ma ancora senza una reale soluzione. «La situazione si era già evidenziata nel primo trimestre, ma le attese di un superamento del problema sono rimaste disattese – continua Uberti -. L’assenza di container è altresì frutto della ripartenza cinese dalla prima emergenza legata alla pandemia da COVID-19, più rapida rispetto ad altre economie. Un anticipo che ha garantito a Pechino di prenotare, di fatto, tutti i trasporti disponibili. Il Vietnam, inoltre, è attualmente vittima di una violenta ondata di contagi da coronavirus e registra una scarsa disponibilità di vaccini». Una combinazione che ha portato il governo di Hanoi a imporre prescrizioni rigide nelle aree di produzione, con conseguenti ripercussioni produttive.

«La situazione è seria al punto che alcune multinazionali hanno bloccato in Vietnam numerose tonnellate di caffè robusta e stanno volgendo lo sguardo verso i produttori dell’Uganda – descrive ancora Uberti -. A ciò, si aggiunge la condizione del Brasile, primo produttore mondiale di arabica e secondo di robusta con la qualità Conylon. Le gelate che si sono registrate a luglio dello scorso anno hanno generato rincari molto pesanti delle quotazioni. Guardando, infatti, al valore di borsa, gli arabica hanno toccato i massimi storici degli ultimi 10 anni, mentre per robusta il record è dell’ultimo quinquennio, con quotazioni salite del 50% nell’ultimo anno. Urge identificare una soluzione a stretto giro, per evitare che la criticità assuma dimensioni ancora più difficili da contenere».

Il Vietnam ha totalizzato a luglio (ultimo dato disponibile) un export mensile di qualità robusta pari a 2.133.100 sacchi, in calo progressivo dai 2.675.000 di gennaio. Discorso analogo per il Brasile: le vendite di arabica e robusta, nel settimo mese del 2021, hanno raggiunto i 3.012.500 sacchi, contro i 3.657.291 di gennaio e il picco di febbraio (3.972.950 sacchi). L’Uganda, invece, dove stanno volgendo lo sguardo i compratori internazionali mostra un tasso di export complessivamente stabile nel 2021, attestatosi a circa 490.000 sacchi (fonte ICO). La stessa International Coffee Organization ha riferito che nei primi sette mesi del 2021, le esportazioni vietnamite si sono contratte dell’11,3% rispetto allo stesso periodo del 2020.